03 MAG – Gentile direttore,
l’imminente riapertura del tavolo contrattuale per l’area della sanità, in una fase particolarmente delicata come la pandemia, richiede uno sforzo aggiuntivo da parte di Governo e Sindacati per dare il giusto riconoscimento a chi da mesi combatte il virus, in condizioni di lavoro precarie, senza riposi adeguati e con notevole stress emotivo che spesso sfocia in burnout. Carenze che tra l’altro erano già evidenti prima della pandemia, ma semplicemente non portate all’attenzione generale del Paese.
Oggi non si tratta di discutere del lavoro dei pochi medici alla ribalta per le quotidiane dichiarazioni sull’evoluzione del COVID o per le loro opinioni nei vari talk show televisivi, ma delle decine di migliaia di medici che lavorano tutti i giorni nei pronto soccorso, sulle autoambulanze, nei reparti COVID, nelle rianimazioni. Medici che iniziano davvero ad essere stanchi e arrabbiati.
Certo il nostro servizio sanitario ha mostrato evidenti limiti ma se si vuole davvero un deciso rilancio del SSN pubblico, gli stimoli per chi ci lavora non dovrebbero mancare. Tutti parlano di competenze per il rilancio, di capitale umano come fattore strategico, di programmazione come elemento irrinunciabile di ogni investimento.
Eppure il PNRR, appena varato dal Governo, ha lanciato un segnale preoccupante perché, al di là del sotto finanziamento della sanità, manca di una visione, di una prospettiva utile a garantire stimolo motivazionale a chi opera in prima linea nelle strutture sanitarie ed equità di accesso alle cure per tutti i cittadini.
Come Federazione CIMO-FESMED siamo davvero preoccupati per le attuali condizioni di lavoro dei medici, sia per i continui tentativi di task shifting ai loro danni, sia per il concreto rischio che, passata la pandemia, da eroi diventino ostaggio di contenziosi. Per tali motivazioni intendiamo affrontare il nuovo contratto di lavoro con spirito collaborativo, ma decisi più che mai a mettere in sicurezza chi lavora negli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche del nostro SSN.
Al di là degli incrementi contrattuali che andranno discussi rispetto alle modalità di ripartizione all’interno dei fondi – in cui non accetteremo alcuna ambiguità -, è la parte normativa che assume una rilevanza assoluta per i riflessi che essa avrà in termini di qualità e sicurezza del lavoro.
Nel merito, occorre affrontare alcune tematiche prioritarie: l’orario di lavoro, la progressione di carriera, la tutela legale, la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ad esempio, occorre assicurare che il futuro contratto di lavoro dia certezze attuative dato l’indecente quadro attuale, dimostrato da una recente indagine CIMO-FESMED, in cui si rileva che in gran parte delle aziende sanitarie italiane le trattative decentrate sono ancora in una fase embrionale se non addirittita ancorate al CCNL del 2006-09.
Altro nodo da affrontare resta l’accessibilità agli incarichi dirigenziali. Occorre che l’incarico sia regolamentato da un “contratto individuale” trasparente che non lasci spazio a “libere interpretazioni” o a clausole vessatorie; proprio per questo, è necessario reintrodurre quanto già contenuto nel precedente atto di indirizzo: un contratto individuale “Tipo”, concordato con i rappresentanti dei lavoratori al tavolo negoziale nazionale. Solo così sarà possibile superare gli ostacoli denunciati al livello periferico e rilanciare quella reciproca fiducia che è alla base del buon funzionamento di qualsiasi azienda.
Inoltre, la pandemia ha evidenziato come la grave carenza di personale medico, ancora una volta, è costantemente surrogata da un eccessivo ricorso a deroghe sull’orario di lavoro: deroghe sconfinate, che in gran parte dei casi sfociano in veri e propri abusi. Non si possono risolvere i problemi organizzativi delle Aziende disponendo “ad libitum” della vita lavorativa e anche familiare dei sanitari del SSN divenuti, oramai, “ostaggio” all’interno delle proprie strutture ospedaliere.
Il nuovo contratto deve dare risposte chiare alle richieste di maggior tutela della salute psico-fisica del medico anche a garanzia della sicurezza dei pazienti. Pur essendo numerosi gli aspetti normativi da discutere per il futuro contratto, come Federazione vogliamo accendere un faro sui rischi da contenzioso medico-legale post- pandemia. Ancora oggi non vediamo alcuna volontà del Parlamento di voler rivedere la responsabilità medica ma, intanto, il vigente contratto limita il diritto di scelta del proprio legale di fiducia. L’ennesima iniquità che in ogni caso va risolta.
Abbiamo qui voluto riassumere pochi ma significativi punti sui cui finalizzeremo il nostro impegno sindacale per la stipula di un contratto che dia finalmente vere risposte ai medici della dipendenza, con serietà e trasparenza.
Cristina Cenci
Coordinatore CimoLab