Indennità Pronto soccorso, Quici (CIMO-FESMED): «Bene, ma si pensi anche agli altri medici ospedalieri»
«È una visione parziale dello stato delle cose quella che limita i problemi degli ospedali ai Pronto Soccorso e a chi vi opera»
Roma, 18 novembre 2022 – «L’aumento dell’indennità aggiuntiva per il personale sanitario che lavora in Pronto soccorso previsto nelle bozze di Legge di Bilancio che iniziano a circolare è senz’altro una buona notizia – dichiara Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, a cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED -. Tuttavia occorre chiarire una volta per tutte che non sarà un aumento di stipendio, seppur apprezzabile, a convincere i medici a voler lavorare in Pronto soccorso. Sono i carichi e i turni di lavoro estenuanti, le continue aggressioni, l’enorme rischio professionale, l’assenza di prospettive di carriera, le carenze strutturali che impediscono il ricovero dei pazienti a far fuggire il personale dai Pronto soccorso e a dissuadere i giovani da specializzarsi in Medicina d’Emergenza-Urgenza. Disagi che, tra l’altro, riguardano anche chi opera sul territorio, a partire dai medici del 118, che invece continuano ad essere esclusi dall’indennità».
«Se davvero si vuole mettere mano al settore gratificando il personale che vi lavora e migliorando la qualità dei servizi offerti ai pazienti, occorre istituire un quarto Livello essenziale di assistenza dedicato esclusivamente all’Emergenza-Urgenza che riunisca in una rete unica ospedale e territorio; occorre introdurre meccanismi che scoraggino contenziosi e aggressioni; è necessario riconoscere l’operato di chi lavora nel settore come attività usurante; è fondamentale prevedere percorsi di carriera che, grazie alle equipollenze, consentano ai medici che lavorano in Pronto soccorso di poter essere trasferiti, dopo un numero definito di anni, nei reparti di Medicina generale».
«Dopodiché – prosegue Quici – è una visione parziale dello stato delle cose quella che limita i problemi degli ospedali ai Pronto Soccorso e a chi vi opera. Tutti i dirigenti medici, dall’anatomopatologo al neurochirurgo, dal pediatra al ginecologo, riscontrano le stesse difficoltà assumendo carichi di responsabilità immensi che devono essere riconosciuti e ricompensati. Se dunque è giusto premiare chi lavora in Pronto soccorso, è allo stesso modo doveroso migliorare la retribuzione e le condizioni di lavoro di tutti i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, se non si vuole che anch’essi scappino verso le cooperative, le strutture private o l’estero».
«Per farlo, oltre a rinnovare celermente il contratto collettivo nazionale di lavoro, la priorità deve essere l’eliminazione del tetto di spesa sul personale e l’adeguamento degli organici. Ci auguriamo – conclude il Presidente CIMO-FESMED – che il Governo si impegni al più presto in tal senso e che il Ministro Schillaci avvii un confronto con le organizzazioni sindacali già più volte sollecitato».