Ben vengano incontri come quello organizzato ieri a Firenze da Fimeuc, CIMO Toscana e Anaao Toscana sulla riforma dell’Emergenza-Urgenza. Istituzioni locali, parlamentari, sindacati e società scientifiche hanno discusso delle tante criticità del settore, emerse con forza in questi giorni sulla stampa, evidenziando la necessità di adottare una riforma complessiva di Pronto soccorso e 118.
A tal proposito, è stato ricordato come in Parlamento siano state presentate diverse proposte di legge, il cui iter tuttavia fatica a procedere. Considerato l’avvicinarsi della fine della legislatura, con cui decadrà la maggior parte delle proposte non approvate, è stato rinnovato da più parti l’invito a cercare una sintesi tra i diversi testi, individuarne gli aspetti fondamentali e cercare di coinvolgere il Governo per inserire tale provvedimento in un Decreto: il tempo per portare avanti l’iter in Parlamento quindi non c’è, e se si vuole intervenire prima delle elezioni occorre trovare una strada più breve che consenta quantomeno di ottenere qualche risultato, rimandando la riforma complessiva alla prossima legislatura.
Ne sono convinti l’on. Mugnai (CI), primo firmatario della proposta di legge condivisa dalla Fimeuc, la sen. Paola Boldrini (PD) e la sen. Mariolina Castellone (M5S), che ha presentato la prima riforma del 118. Il sen. Marinello (M5S) ha infine sottolineato la necessità di evitare che i codici bianchi ingolfino i Pronto soccorso e di definire il profilo dell’autista soccorritore.
I sindacati e le società scientifiche presenti, tra cui la Federazione CIMO-FESMED rappresentata dal Presidente Guido Quici, hanno illustrato le drammatiche condizioni in cui i professionisti dell’Emergenza-Urgenza sono costretti a lavorare; le gravi carenze di personale che attanagliano tutti i Pronto soccorso d’Italia, destinate a peggiorare ulteriormente dalla continua e costante fuga dagli ospedali. A tal proposito, due medici, un dipendente e una convenzionata, che hanno da poco presentato le dimissioni hanno portato le loro toccanti testimonianze, raccontando i motivi che li hanno portati a prendere questa decisione.
Si è poi parlato della necessità di incentivare i giovani medici ad avvicinarsi all’Emergenza-Urgenza, di adeguare gli stipendi del personale sanitario ai livelli europei, di modificare il percorso formativo prevedendo una presenza maggiore degli specializzandi in ospedale.
Tutti temi su cui occorre intervenire, ma solo se c’è la volontà politica di aiutare i medici e migliorare la sanità: un argomento su cui ha posto l’accento il Presidente CIMO-FESMED Guido Quici, che ha annunciato provocatoriamente di avere intenzione di aprire un punto di ascolto nel sindacato che aiuti i medici a lasciare il SSN. «Se la politica non si muove, non ci resta che scappare prima che la nave affondi», ha detto.
Insomma, un’intensa giornata di lavori che ha permesso un confronto serio e vivace su un tema estremamente delicato e complesso. Ora non resta che attendere che dalle parole si passi ai fatti.